Quali sono le cose che valgono veramente? Quali sono quelle che merita veramente di fare, di perseguire, quelle a cui tendere, alle quali impegnarsi? Le cose, i fatti, i pensieri, i ragionamenti, i comportamenti, gli esempi da privilegiare e, al contrario, quelli per cui non merita nemmeno spendere una parola, un pensiero, nemmeno un fugace giudizio fosse pure pieno di disprezzo. Gli anni passano e la mente rischia di perdersi nel mare di stimoli fasulli che ci sommerge. Possiamo resistere ed anzi maturare e trarre vantaggio dall'età solamente, prima riconoscendo, e poi aggrappandoci con tutte le nostre forze, a quello che veramente vale.

mercoledì 31 agosto 2011

La scrittura di Dio

L'intera storia di Gesù, come ci viene narrata dai Vangeli, è la storia di un Uomo (l'Uomo) che, essendo Dio, non cessa un solo istante di preoccuparsi di portare la Parola del Padre che lo ha mandato (e con essa la Salvezza) a tutti gli uomini (fermo restando che saranno solo quelli "di buona volontà" ad avvalersene). In ogni parola, ogni gesto, ogni parabola; nella motivazione di ogni evento miracoloso che Gesù compie, nel meraviglioso monologo della Montagna, nell'eroico atteggiamento di fronte al supplizio e nell'umanissima accettazione della morte, Gesù non cessa un attimo di proporre il suo insegnamento, lucido, coerente, inflessibile, agli uomini. Ogni sua parola è indirizzata al fine della salvezza dell'Umanità, ogni suo comportamento tende ad un solo scopo: proporsi come il Messia, Colui che rinnova, Quello che apre la strada, il Pacificatore, Colui che, unico nell'intero panorama della storia, può dare, anche quando tutto sembra perduto, la Speranza.
Dai Vangeli tutti, anche dal Vangelo di Giovanni che è indubbiamente quello che si occupa meno della cronaca degli avvenimenti terreni e più dell'insegnamento divino di Gesù, emerge la biografia di un Uomo straordinario, un Uomo dotato di una coerenza adamantina, di una Perfezione che lo rende immediatamente, a chiunque lo osservi da un punto di vista non prevenuto, straordinario. Dalla lettura e dall'esame approfondito dei Vangeli, emerge con stupefacente chiarezza che un Uomo come Gesù non c'era mai stato e, dopo di Lui, non ci sarà più fino alla "fine del mondo", nel giorno del Giudizio, quando Gesù verrà, alla destra del Padre a giudicare i vivi e i morti.
C'è però un momento, ed è un momento unico ed inaudito in tutti i Vangeli, in cui Gesù nasconde il suo pensiero e, benché non interrogato al riguardo, evita di fornire una spiegazione ad un atto che rimane, per il lettore e per lo stesso evangelista, segreto o meglio, misterioso.
L'atto in questione è narrato da Giovanni, quando parla dell'episodio della lapidazione dell'adultera, ed è un atto talmente insolito da sembrare estraneo allo stesso Vangelo. Purtuttavia è un atto divino (essendo compiuto da Gesù); come tale ha una sua ragione ed un suo significato preciso e richiede, quindi, una riflessione.
Vediamo allora cosa scrive Giovanni (GIOV; 8: 6-8):
"...(i farisei) gli dissero: "Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne: tu che ne dici?" Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra. E siccome continuavano ad interrogarlo, egli si alzò e disse loro: "Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei". E chinatosi, di nuovo, scriveva in terra."

Indubbiamente si tratta della cronaca precisa fino ai dettagli di un fatto drammatico: una donna viene portata in giudizio perché sorpresa in  flagranza di reato (adulterio). La Legge (di Mosè) "comanda" (addirittura) di lapidare le donne colpevoli di questo delitto e i farisei (pretestuosamente) domandano a Gesù quale è il suo pensiero in proposito. Gesù non risponde direttamente, non si sente chiamato in causa come persona, comprende le motivazioni di tale domanda e risponde, come spesso fa, in maniera indiretta ma assolutamente esaustiva rispetto alla "natura" della domanda stessa. Risponde da Dio quale Egli è, con un precetto, un ordine che è anche un motivo di autoriflessione amara sulla stessa condizione umana. Gli uomini, in quanto peccatori (e anche i farisei confusi, non potranno obiettare a questo) non sono giustificati a giudicare i peccati altrui. Il giudizio spetta solo a chi E' senza peccato: a Dio. La risposta è di tale portata che pone fine immediatamente al contendere dialettico tra le parti. Gesù ha vinto ancora: le Sue parole prevaricano e superano in altezza e in profondità ogni cognizione umana; Egli, ancora una volta, ha confuso i peccatori nascosti e ha salvato la peccatrice svelata, l'adultera annichilita dalla colpa, distrutta dalla certezza della condanna, salvata dalla compassione divina. Lui è Dio fattosi uomo e sa come parlare agli uomini.
Ma c'è l'aspetto inspiegabile e straniante (come una fuga per la tangente dalla mera cronaca dei fatti) delle Sue parole "scritte" per terra. Nessuno riesce a leggerle, nessuno sa cosa c'è scritto. L'atto è importante: Gesù scrive proprio nell'imminenza della sua risposta come se ci fosse una relazione, un rapporto di causa effetto tra ciò che scrive e la risposta che dà. E anche dopo la sua risposta ("Chi è senza peccato..."), di nuovo, chinatosi a terra, continua a scrivere. Giovanni non commenta questo atto ma, anche se lo ritiene della più grande importanza (importante al punto dall'averlo citato, per ben due volte, e con il massimo risalto possibile, nel suo Vangelo) non lo commenta e non procede oltre.
Come è possibile? Gesù scrive e nessuno legge o riporta le sue parole! Nessun commento su questo avvenimento eccezionale (si tratta selle uniche parole scritte da Gesù in tutti i Vangeli), al punto che il fatto che Dio fattosi uomo si china per terra e scrive di propria mano (col dito) alcune parole misteriose, può passare per un refuso logico, una stranezza letteraria, una anomalia dei traduttori.
Io non penso che sia così. Giovanni non cita le parole che Gesù scrisse per terra perché tali parole "erano incomprensibili" agli uomini: in esse c'era addirittura il mistero dell'esistenza e della condizione umana. Ricordiamoci che esse vengono scritte nell'imminenza di una crudele esecuzione capitale, in un contesto altamente drammatico che poteva sembrare senza alcuna via di uscita. Gesù, in quanto Dio, illuminando con la Parola del Signore le coscienze dei Farisei salva la peccatrice, così come, con la sua Parola salverà ognuno che voglia riconoscerlo come Dio, ma il mistero della colpa e del peccato è ancora indicibile: viene comunicato ma non può ancora essere espressamente svelato. E le parole scritte sulla polvere, portate via dal vento, non possono essere ancora rivelate. Ma c'è ancora un aspetto da chiarire. La scrittura di Dio non è concepibile, meglio è inaccessibile, ai mortali e non può essere che così. Nella doppia natura umana-divina di Gesù, la scrittura "ermetica" di Cristo rappresenta ancora una volta il suo essere Dio; come tale Egli ci aspetta alla fine di questo tempo quando alla Sua presenza, nella nuova Vita, nulla ci sarà taciuto; tutto ci sarà svelato.

lunedì 22 agosto 2011

Tornando a casa..

La Via del ritorno è lunga e piena di insidie. Uno potrebbe pensare di conoscerla già; dopotutto l'abbiamo già percorsa altrimenti non saremmo qui adesso, ma il fatto è che è passato talmente tanto tempo e siamo stati talmente distratti, contaminati o sviati dai mille stimoli e dalle mille insidie con i quali abbiamo dovuto (e dobbiamo) confrontarci che, oltre a dimenticare i motivi, le ragioni e il significato di questo nostro viaggio, ci siamo scordati anche la strada da fare per poter tornare, salvi, da dove eravamo partiti, tanto tempo fa.
La Porta..
Anche se lunga e pericolosa, nessuno può evitare di farla quella strada; nessuno può evitare di dover suonare, ad un certo punto, ad una porta: alla Porta; nessuno può evitare di essere scrutato con un esame talmente approfondito che ci metterà a nudo al punto che niente potrà essere tenuto nascosto, niente potrà essere taciuto.
Lo so, Lui troverà tante macchie nel mio vestito che ostentatamente conservavo bianco là dove si posavano gli occhi degli uomini ma del quale non potevo nascondere le vergogne davanti agli occhi di Dio; e lo so, non potrò giustificarmi in nessun modo di fronte al Suo sguardo.
"Come hai impiegato il tempo che ti è stato dato per compiere il viaggio?" mi sarà chiesto; e
"Cosa hai fatto dell'intelligenza che ti ho dato? Cosa hai tratto dai libri che hai letto, dagli uomini che hai conosciuto, dalla natura che hai osservato, dalle esperienze che hai compiuto?" Non potrò rispondere. Dovrei dire che ho passato il tempo che mi era stato dato per percorrere la Via in mille occupazioni futili, in mille pensieri inutili, dietro a religioni terrene tutte fallaci. Potrò solo tacere, restare a capo chino e confidare nella Sua immensa Misericordia. Potrò forse piangere, ripensando alle mille inutili ingiustizie che ho commesso, potrò rammaricarmi dei miei peccati, dei miei insanabili egoismi, delle innumerevoli ricadute che ho avuto ogni volta che potevo pensare di aver capito la Verità, la verità della nostra esistenza e di come tutta la nostra vita terrena non sia che un grande esame dal quale si esce promossi solo se si comprende che senza Gesù, e quindi senza Dio, la morte sarà irreversibile e la nostra strada si fermerà proprio davanti a quella porta che abbiamo voluto ignorare, la Porta che potrebbe salvarci solo se, bussando, ci sarà aperto, la Porta della quale abbiamo perso, non tenendola in alcun conto, la chiave che ci era stata data, la Porta la cui apertura al nostro passaggio era, ora lo sappiamo, l'unica ragione per aver intrapreso il cammino.

lunedì 15 agosto 2011

Lo specchio rotto

Nel marasma che spesso obnubila la nostra mente è difficile riconoscere ciò che è vero e ciò che vero non è. Lo stesso Gesù mise in guardia i suoi discepoli rispondendo alla loro domanda quando gli chiesero, come presagendo un pericolo: "Maestro, come faremo a riconoscere se chi ci insegna in tuo nome è in verità un millantatore?". L'immediata risposta di Gesù (Gesù non ha mai dato risposte; esso risposte, valide in qualunque tempo, per ciascuno di noi) non lascia scampo a elucubrazioni mentali o a interessate interpretazioni ideologiche: "Li riconoscerete dalle loro opere". Gesù aveva già espresso lo stesso concetto che potrei definire "empirico" (nel senso migliore del termine) quando aveva detto che da pianta cattiva non possono venire buoni frutti. Solo osservando le opere che ha fatto o che ha provocato chi ci si propone come maestro potremo capire se esso parla veramente in nome di Gesù, unico punto di riferimento, unica pietra di paragone per discernere il bene dal male, il peccato dalla Grazia.
E' facile constatare (anche se può essere assai difficile ammettere) che, focalizzando la nostra attenzione sulle nuove religioni del secolo appena trascorso: le ideologie, nessuna di esse, a prescindere da quanto prometteva e dichiarava, ha dato al nostro mondo, buoni frutti. Anzi. Esse (le ideologie) hanno prodotto opere terribili fatte di guerre, sopraffazioni, carestie e violenze inaudite. Le loro parole d'ordine, le loro "predicazioni" possono quindi razionalmente essere degne di costituire un modello al quale improntare il nostro atteggiamento verso la vita? Indubbiamente no perché, nonostante quanto si proponevano ed affermavano, dovunque gli uomini o gli avvenimenti hanno dato alle ideologie l'opportunità di mettere in pratica la loro visione del mondo, questa si è rivelata un sanguinoso fallimento. Le ideologie e gli ideologhi sono quindi Falsi Maestri; seguirli vuol dire andare verso la perdizione.
Il problema, la particolarità e anche il dramma dell'Uomo è che però, nonostante tutte le evidenze, per un processo innaturale ma incubato profondamente nella sua natura umana, egli si rifiuta spesso di trarre conclusioni persino dalla propria mente ed invece di portare a termine i processi logici (se non vogliamo parlare di Fede) verso la loro logica conclusione, si affanna ad eluderli, a evitarli, a travisarli pur di combattere la parola di Dio. L'Uomo arriva al punto di adorare i Falsi Maestri pur riconoscendoli falsi, pur di non compiere il cammino verso Dio.
Ecco ancora una prova incontrovertibile della presenza del Maligno sulla terra e quanto questa presenza possa depravare, oltre lo Spirito, persino la natura umana fino a condizionarne i processi logici, le relazioni causali, i giudizi da prendere.
Sotto l'influenza nefasta del Principe del Mondo, gli uomini divengono esseri divisi, schizoidi, per metà angeli e per metà bestie irragionevoli, una specie di minotauri irresponsabili consapevoli di seguire il Male e purtuttavia incapaci di sfuggirgli.
Il volto dell'Uomo come era, come potrebbe (e dovrebbe) essere in questa vita e come certamente sarà nell'altra che ci aspetta, è il volto sereno, compassionevole e sofferente di Gesù; quello che vede riflesso nello specchio al quale si affaccia per conoscere chi egli sia, è invece un volto sfregiato, diviso, irriconoscibile come se fosse riflesso da uno specchio rotto.
Bisogna ricomporne i pezzi, bisogna, con l'aiuto di Dio (senza il quale non possiamo far nulla), ricomporre l'immagine nostra e degli altri uomini quale era e quale può e deve tornare ad essere.

giovedì 11 agosto 2011

I segni dei tempi

Gesù disse ai farisei che gli chiedevano un segno dal cielo: "Quando viene la sera voi dite: - Bel tempo, perché il cielo rosseggia - ... L'aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni dei tempi non riuscite a discernerli? Una generazione malvagia ed adultera chiede un segno e segno non le sarà dato se non il segno di Giona" e lasciatili, se ne andò. (MAT 16,3-4).

Sono, come sempre, rimasto colpito, e coinvolto, dalle parole di Gesù.

Gesù risponde ad ogni interrogativo, dissipa ogni dubbio, "esaurisce" ogni possibile domanda,  ogni tipo di domanda, ieri come oggi.
Cosa possiamo chiedere a Dio che non abbia già avuto risposta?
Un segno, chiedono gli uomini. Un segno che li conforti, che li rassicuri, che li convinca sulla direzione da prendere.. Ma i segni non sono la Verità, non sono una prova. Il cammino verso la Verità ognuno di noi lo deve intraprendere da sé. Gesù chiede continuamente una assunzione di responsabilità, un atto di buona volontà, un percorso da compiere personalmente affinché Lui ci scelga. Nessuno può essere salvato SE NON LO VUOLE.
Dio è pronto ad accoglierci ma ci chiede di riconoscerlo come nostro Signore; qualunque altro segno che possa influenzare la nostra decisione (riconoscere o non riconoscere Dio) ci è negato.
Dio ci ha dato la Legge, i Profeti e i Vangeli; Egli ha mandato Suo Figlio tra di noi affinché soffrendo e resuscitando testimoniasse il Suo amore, giustificasse le Scritture e potesse redimerci con la certezza di una vita eterna, al di là della morte, dove, spogliati di ogni peccato e redenti dal suo amore, potremo, SE LO VORREMO, vivere in eterno. La salvezza richiede da parte di tutti noi, una consapevolezza, una fatica, una scelta di campo.
Queste considerazioni, alimentate dalla lettura del Vangelo di Matteo, non ne impediscono altre, più attuali.
Riesco io a leggere il segno dei tempi? O meglio: cosa ci dicono i tempi che stiamo vivendo?

Ci dicono che è ora di cambiare il nostro atteggiamento, i nostri comportamenti, la nostra stessa esistenza. Bisogna cambiare strada se la strada che abbiamo fino a qui percorsa ci a portato fino a questo punto di abiezione. La fine del mondo è vicina, anzi, è già qui. Proseguire sulla stessa strada non potrà che portarci alla rovina. Bisogna ravvedersi! Il tempo che ci è concesso sta per volgere al termine e Satana si appresta a governare il mondo intero. Riconosciamo Gesù! Ricorriamo a Lui! Rinneghiamo i comportamenti criminali che causano la morte di chi li accetta e li pratica! "Chi non è con me, è contro di me" dice ancora Gesù: non è consentito stare ad aspettare, non ci è permesso evitare di schierarsi, chiamarsi fuori, procrastinare la decisione. E' già sera, fuori tutto sta già crollando e il cielo volge al nero e non ci sarà niente di buono per noi, senza Gesù.

martedì 9 agosto 2011

Senza di me...

Ho riflettuto molto su un passo del Vangelo che non cesso di richiamare alla memoria.
"Senza di me non potete far nulla"
Ad un certo punto, Gesù, dice agli apostoli: "Senza di me non potete far nulla" (GIOV. 15,6).
E' una dichiarazione che, se fatta da chiunque altro, sarebbe e dovrebbe essere senza alcun dubbio considerata inaccettabile, un atto di superbia assurdo e pieno di presupponenza; fatta da Gesù, si rivela scandalosa per i non credenti e vertiginosa per i fedeli, un attestato che, in sole sei parole, spiega l'impossibilità (e quindi l'inutilità) di vivere una vita senza di Lui, senza riconoscere in Gesù, Figlio di Dio, il Redentore di tutti gli uomini.
La nostra vita, se ha uno scopo (e noi crediamo che ne abbia uno, semplicemente "lo scopo"), lo può realizzare solo DOPO la morte. Il tempo della nostra esistenza, il passaggio su questa terra, è talmente breve e così contaminato dal peccato, che, in assenza di una fortissima Fede in una vita futura, ogni nostra azione, ogni nostro sforzo di lasciar traccia di noi, diventa inutile e (quindi) demenziale.
Ogni cosa che facciamo infatti non è altro che un investimento per il futuro. Operiamo per arricchirci, o per affrancarci dal bisogno, o per lasciar beni ai nostri discendenti o anche, perché il mondo (gli uomini) si ricordino di noi. Sia che costruiamo palazzi, o studiamo la vita degli insetti, o progettiamo astronavi; e sia che ci impegnamo nelle migliaia di attività che contraddistinguono l'umanità intera, il nostro sguardo è SEMPRE rivolto al futuro.
Ma noi sappiamo; l'UOMO SA, che dopo un brevissimo tempo che trascorre in un lampo, un tempo che è più corto del passo di una formica che si avventuri nel lunghissimo sentiero della storia, siamo destinati a scomparire. Cesseremo di esistere e con noi, in tempi diversamente brevi, scomparirà tutto ciò che abbiamo prodotto o che parli di noi, sia esso la nostra tomba, una semplice nota della spesa o la Piramide di Cheope. Nulla è eterno, sulla terra. E quindi, se non pensassimo ad un futuro FUORI, o AL DI LA' di questo mondo, ogni nostra opera, ogni nostra attività, sarebbe più stupida, inutile e folle dell'incomprensibile, instancabile ghirigoro che un pazzo disegna col dito, incessantemente, sulla parete.
Ma Gesù ci ha detto, ci ha mostrato, che la vita non finisce con la morte. La Vita eterna esiste! Vivremo un altra vita, più piena, appagata e libera dal peccato! Lui è venuto sulla Terra, si è fatto uomo, ha patito ed è morto. Ed è resuscitato per noi, perché potessimo accettare e potessimo testimoniare la Sua (e la nostra) Resurrezione. Non tutto finisce, per noi e per gli altri, con la nostra morte; possiamo dunque operare, possiamo agire perché ogni nostro agire ed ogni nostro operare HA uno scopo che è duplice: testimoniare sia la nostra Fede in Gesù che la nostra buona volontà, il requisito, il merito grande e unico che Dio ci chiede per concederci diritto d'asilo nell'altra vita.
Senza Gesù non possiamo (e non sappiamo) far nulla; con Gesù, il nostro operare diviene testimonianza di Vita.

mercoledì 3 agosto 2011

Il grande Corruttore

La scelta...
Perché quando nasce l'Uomo (tutti gli uomini) è fondamentalmente buono, indipendentemente da dove, da come e in che contesto venga al mondo? E cosa è che poi lo corrompe? Quale forza agisce su di lui per mutarlo da un essere innocente e intrinsecamente buono quale era in una vittima del peccato disposta a lasciarsi corrompere e a corrompere, a farsi depravare e a depravare essa stessa la natura e le persone con le quali viene in contatto senza nessuna remora, spesso senza alcun pentimento e, quasi sempre, divisa tra un dolorosissimo sentimento di vergogna e l'impossibilità di cambiare i propri comportamenti?
Pensandoci bene bisognerà concordare che deve trattarsi di una forza tremenda, eccezionale e, per noi, irresistibile, se riesce così in fretta e pressoché immancabilmente ad incidere tanto negativamente nei più profondi e reconditi meandri della psiche umana al punto di sconfiggere anche i tentativi dell'anima (che nasce buona e resta buona in ogni condizione) di ravvedersi e di tornare sulla buona strada.
Io lo so il nome di questa forza negativa che lavora senza requie per la distruzione dell'Uomo. E' il nome del Principe del mondo, il Principe del Male: Satana.
So anche che parlare esplicitamente di lui, il demonio, il diavolo, è oggi assai difficile; ogni ragionamento o discussione che tiri in ballo la sua presenza rischia, in un mondo che nega quelle che, incapace di spiegare o di contestare, chiama irrazionalità, di bloccare sul nascere ogni ragionamento, ogni tentativo di discussione, ogni ricerca seria sulla missione dell'Uomo e le sue vulnerabilità. Parlare di Satana e del suo rapporto antagonista con Dio e della guerra che ha intrapreso dal principio dei tempi contro l'Onnipotente relega infatti l'Uomo in una posizione subordinata nelle gerarchie universali mentre noi vorremmo e insistiamo e ci battiamo affinché l'Uomo stesso sia riconosciuto come Re del creato  inattaccabile da inconcepibili forze che definiamo ironicamente "non-naturali".
Siamo diventati talmente materialisti, privilegiamo talmente la razionalità che, quando la materia e la ragione non bastano a spiegare le nascoste evidenze del creato preferiamo smettere di cercare ed arretriamo dai ragionamenti che giudichiamo pericolosi se c'è il rischio che ci porterebbero dritti a Dio, alla sua natura e ai suoi rapporti col Male e con noi.
Ma è proprio il nostro cambiamento, via via che ci sviluppiamo e ci ambientiamo nel mondo, che ci obbliga (ci obbligherebbe) a riflettere. Passano i mesi, gli anni. Il bambino riconosce le persone intorno a lui, la casa, gli oggetti, i visi e le voci delle persone con le quali viene in contatto. E comincia ad amare. Ama tutto ciò che vede, tutto ciò che incontra. Sorride ai genitori, al suo gattino, ad una nuvola che passa nel cielo, alla bella girandola colorata che gira sopra la sua testa.. Dopo il terribile trauma delle sue prime ore dalla nascita, impara ad amare le carezze, a ricevere l'amore e a darne quanto può. Ama dare amore. Senza riserve e a tutti.
Passano pochi anni, il tempo per venire in contatto "consapevolmente" con quello e quelli che lo circondano, e il bambino cambia. Impara l'arte della bugìa, dapprima come gioco poi come strumento da usare, come vede fare ai grandi, per ottenere vantaggi o privilegi. Avverte il dolore dell'invidia, gli insegnano ad essere superbo, ad emergere, a sentirsi superiore agli altri. Diviene uno strumento dato in pasto alla società dovunque ne venga in contatto: all'asilo, alla scuola, per la strada, nel lavoro... Non conosce Dio: non vuole conoscerlo. E si corrompe. Il peccato, sparso ovunque per il mondo lo ha cambiato in un essere iroso, cinico, disposto al male e, soprattutto, disperato sul suo futuro che si rifiuta di indagare. 
Chi lo ha cambiato? Non certamente "altri uomini". Tale affermazione è illogica sotto ogni punto di vista; poiché i bambini nascono buoni e successivamente si corrompono, ci dovrebbe essere stato un momento in cui qualcuno, in un mondo di "buoni" avrebbe deciso "da sé" di corrompersi. Il ragionamento, anche solo sotto la luce della sola logica non regge: la corruzione è nel mondo da prima della venuta degli uomini e questo era noto a Dio che mandò l'uomo nel mondo come "punizione" per il suo peccato. Il mondo, da sempre, è stato il regno di satana e del peccato ed è il mondo ad aver cambiato "in peggio" l'uomo.
Non è la società ad averlo cambiato, non sono state le circostanze, né una non meglio identificata "sfortuna", né i cattivi amici, né le cattive letture. E' stato il mondo in cui "contro la sua natura" si trova a vivere, è stato il peccato che abita nel mondo e dal quale non vuole staccarsi anche se sa che la fine è vicina (è "sempre" vicina) e che, senza una "conversione", non ha strumenti per salvarsi.
Satana usa il mondo come campo di battaglia, e la cattiva volontà degli uomini (per i quali non c'è pace essendo questa riservata "agli uomini di buona volontà") come sua arma per cercare di combattere l'Onnipotente. In questa epica guerra, destinata a concludersi, lo sappiamo, con la vittoria del Bene, gli uomini sono le vittime colpevoli e consapevoli della propria rovina. Non possiamo evitare di prender partito. "Chi non è con me, è contro di me" ha detto Gesù fornendoci ogni strumento utile atto a salvarci. Lui ha creato l'Uomo come essere responsabile. E si aspetta, e pretende, che si faccia una scelta di campo, chiara, convinta e responsabile. Non saremo scelti fra gli eletti nostro malgrado; saremo salvi solo se faremo il primo passo. Dobbiamo schierarci dalla parte di Dio. Perché il tempo che ci rimane è poco e la Fine si avvicina.