Quali sono le cose che valgono veramente? Quali sono quelle che merita veramente di fare, di perseguire, quelle a cui tendere, alle quali impegnarsi? Le cose, i fatti, i pensieri, i ragionamenti, i comportamenti, gli esempi da privilegiare e, al contrario, quelli per cui non merita nemmeno spendere una parola, un pensiero, nemmeno un fugace giudizio fosse pure pieno di disprezzo. Gli anni passano e la mente rischia di perdersi nel mare di stimoli fasulli che ci sommerge. Possiamo resistere ed anzi maturare e trarre vantaggio dall'età solamente, prima riconoscendo, e poi aggrappandoci con tutte le nostre forze, a quello che veramente vale.

mercoledì 6 luglio 2011

Perché è impossibile non credere (2)

Non ce ne dovrebbe essere bisogno (della ragione, intendo) ma per uomini come noi, nati e cresciuti nel più materialistico dei mondi possibili, quello di cercar indizi e prove “razionali” a conferma di convinzioni, di ipotesi e perfino di evidenze, è quasi un bisogno insopprimibile.

Anche nel caso della Fede in Dio, che per sua natura aborre i limiti dell’empirismo, della prova razionale e della speculazione dialettica, vorremmo trovare nella scienza, nelle formule, nei ritrovamenti archeologici, nell’indagine filosofica, nella medicina e nella biologia, la “rassicurante certezza” di essere nel vero.
Posso spiccare il volo, prima che faccia buio...
Ci sembra troppo poco convincente, forse un poco umiliante, dover riporre tutta la nostra fiducia incondizionatamente nelle Scritture e nei Vangeli e credere così, semplicemente e spontaneamente, solo perché (pensiamo, sbagliando) l’evidenza di ciò che non cade sotto i nostri sensi NON è semplice e spontanea, come potrebbe essere per i bambini che credono a ciò che dicono loro i genitori o i primi fraticelli che correvano a mettere in atto la parola del Santo di Assisi.
Non è così. Io credo perché sono, perché vedo, perché sento e perché leggo. Non voglio prove dell’esistenza di un Dio Creatore dell’Universo come non voglio prove sull’esistenza dell’aria: respiro e grazie a questo vivo; questo mi basta.
E non voglio riscontri sul fatto che Dio mi (ci) ama. Per salvarci, per redimerci, ha mandato Suo Figlio fra di noi, ed ha permesso che Egli fosse torturato, schernito e crocifisso per prendere su di sé i nostri peccati e aprirci all’immortalità.
Non voglio prove sul mistero della nostra origine perché SO che non è terrena. Gli uomini non sono fatti per abitare la Terra e la Terra non è fatta per ospitarli; è solo una dimora innaturale per l’Uomo che la sente come una prigione e non riesce ad integrarsi in quella che reputa una dimora provvisoria.
E l’Uomo, al mondo, in questo mondo, ci sta male. Non riesce nemmeno a nascerci, è completamente inetto; incapace di muoversi, alzarsi, nutrirsi, necessita di altri che si prendano cura continua di lui e senza una tale continua, totalizzante assistenza che si protrarrà per un tempo lunghissimo non sopravviverebbe una sola ora.
Nella Terra, che ci ospita noi malgrado, noi, che pur ci abitiamo, non riusciamo a stare. E mentre la nostra parte spirituale, extraterrena, ci si presenta già completamente formata (nessun progredimento morale, o filosofico, o etico dai primordi della Storia fino ad oggi), la nostra parte animale, terrena non ha pace e cerca continuamente (tramite un processo di esperienze successive, di modifiche e di adeguamenti chiamato progresso) un sempre nuovo assetto, un nuovo ordine sociale, un nuovo modo di essere accettata e di accettare il mondo dato che, viene intuito tragicamente, noi gli siamo (al mondo) alieni e lui (il mondo) non è la nostra ultima dimora. Insomma: siamo fatti per altro; per ben altro.
E non mi si parli di Darwin e della sua teoria, una dottrina che, se proviamo ad applicarla all’Uomo, dimostra clamorosamente tutti i suoi limiti. Non può esistere evoluzione tra l’istinto e la ragione, tra la materia e lo spirito. La scimmia continua a generare scimmie che, alla fine della loro vita morranno; l’Uomo, angelo corrotto e consapevole gettato in un mondo dove regna il peccato, intuisce ciò che Dio ha preparato per lui e, pur non riuscendo ad allontanarsi dal peccato, sempre anela all’immortalità.

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