Quali sono le cose che valgono veramente? Quali sono quelle che merita veramente di fare, di perseguire, quelle a cui tendere, alle quali impegnarsi? Le cose, i fatti, i pensieri, i ragionamenti, i comportamenti, gli esempi da privilegiare e, al contrario, quelli per cui non merita nemmeno spendere una parola, un pensiero, nemmeno un fugace giudizio fosse pure pieno di disprezzo. Gli anni passano e la mente rischia di perdersi nel mare di stimoli fasulli che ci sommerge. Possiamo resistere ed anzi maturare e trarre vantaggio dall'età solamente, prima riconoscendo, e poi aggrappandoci con tutte le nostre forze, a quello che veramente vale.

sabato 24 dicembre 2011

E' Natale

"Il Natale è una Festività religiosa ma dovrebbe essere anche una festività civile; infatti nella data simbolica del 25 Dicembre di ogni anno si celebra l'anniversario della nascita (e cioè il giorno natale) di Gesù, l'Uomo che salva il mondo".
Il periodo che ho riportato qui sopra sembra, a parte un presente indicativo che fa pensare ad un refuso, un enunciato scontato, evidente, quasi lapalissiano; ma non è così. Penso pertanto che meriti approfondire quella frase in modo da riuscire a riconsiderare il Natale alla luce di ciò che è e non di ciò che è diventato, nella speranza che questo ci aiuti a riconoscere in questa Festa la celebrazione di uno dei due giorni più importanti e determinanti (l'altro fu quello della Resurrezione di Gesù) dell'intera storia dell'Umanità.
1- Il Natale (anzi: il Santo Natale) è l'anniversario di una nascita.
Sgombriamo quindi subito il campo dagli orpelli consumistici che da qualche decennio cercano (sempre più spesso riuscendoci) di spogliarlo da qualsiasi aggancio alla Storia nel tentativo spasmodico di renderlo una festa globalizzata, approvata da tutti e dedicata a tutti; una festa di esaltazione consumistica avallata, reclamizzata e identificata da falsi testimonial, gadget di fantasia, innocui ma alienanti, senza alcun rapporto con fatti reali, documentati e fermamente ancorati nella realtà storica.
Il tentativo di scardinare una tradizione secolare di devozione popolare come quella del Presepe sostituendo la figura di Colui che dovrebbe essere il protagonista assoluto della festa (che è semplicemente la ricorrenza della Sua nascita) con quella debordante, invadente, sguaiata e anacronistica di un rubizzo e grassottello vecchietto dagli occhietti ammiccanti (chissà perché) vestito di rosso (perché poi..) che abita in Lapponia (?) e porta regali ai bambini (perché?) volando di notte per il cielo a bordo di una slitta trainata da renne volanti... (basta, basta, per carità!), è giustificato (si fa per dire) dal bisogno di vendere regali di ogni forma, qualità e prezzo ad ogni persona del globo a prescindere dalla sua età, dalle sue possibilità e persino dalla sua religione o dal suo essere agnostico o ateo. Insomma, per far affari ad ogni costo si manipolano i bambini, si crea una mitologia assurda, irreale e pacchiana con il vecchietto (chiamato senza alcun motivo "Babbo Natale"); le renne, la neve, le mutande rosse, i gingolbells e tutta la paccottiglia tesa a distogliere l'attenzione dell'universomondo dal significato autentico, anche etimologico, dalla realtà storica e dalla stessa ragion d'essere della Festa che a questo punto potrebbe esser chiamata semplicemente e più opportunamente (e presto credo lo sarà): la "giornata di Babbo Natale" (o "del regalo", o "della neve" a prescindere che nevichi o meno).
E mentre il gadget kitsch della Coca-Cola (la figura del vecchietto cosiddetto Babbo Natale fu inventata agli inizi del secolo scorso per reclamizzare la famosa bevanda gasata) imperversa in ogni spot televisivo, in ogni jingle di supermarket ed in ogni pagina pubblicitaria, proprio stanotte, nella sua squallida grotta nasce, come allora, il bambin Gesù, che, mentre lo abbandoniamo e cerchiamo in ogni modo di dimenticarlo togliendogli anche la "sua" festa (togliamo Gesù dalla sua nascita! lo eliminiamo dalla Storia!), continua purtuttavia ad amarci e ad impegnarsi per la nostra salvezza.
2- Nasce l'Uomo che salva il Mondo.
Quale è il destino di un uomo? Qui la risposta è tragicamente, assurdamente, terribilmente facile, certa al di là di ogni ragionevole dubbio: la Morte. La sua morte; ineluttabile e, il più delle volte, terribile nelle modalità in cui avviene.
Ma se è così perché gli uomini continuano ad accoppiarsi, a riprodursi, a costruire monumenti, a fare testamento, a progettare astronavi, a cercar di progredire, ad affannarsi per lasciare traccia di sé?
La risposta è solo una: perché un giorno di tanti anni fa (il giorno del suo Natale) nacque Gesù e perché da quel giorno con noi c'è Gesù.
Se il mondo non Lo avesse conosciuto cosa si sarebbe potuto opporre, dato che l'Uomo è un essere dotato di intelligenza, ad un suicidio di massa della razza umana? A quale scopo avviarsi verso il decadimento fisico e la morte, a che scopo condannare i nostri figli allo stesso tragico destino, se la nostra vita consiste solo nell'esistere qui ed ora?
Il motivo è la Speranza; la Certezza della Speranza che Gesù ci ha dato. Da quel giorno che il bambinello nacque nella grotta per poi crescere, operare, patire, morire ed infine risorgere, tutta la prospettiva del genere umano è cambiata. Ora c'è un Dio che ci ama, un Dio che è venuto da noi e che resta con noi; un Dio che, tramite il Figlio Suo, Gesù, ci dice che "vale la pena di vivere e persino di morire" perché "morire si può" e senza rimpianti se la fine della nostra esistenza ci può aprire le porte della vita eterna.
Questa è la testimonianza di Gesù, il Bambinello che nasce ogni anno nella sua grotta di Betlemme e che ogni anno risorge nel giorno di Pasqua. Lui, con le sue parole, le sue opere e la sua vita offerta in dono per noi, ci salva. A Lui rendiamo grazie in questo giorno in cui si celebra il Santo Natale che ci ricorda la sua venuta tra di noi; Lui adoriamo e ringraziamo stupiti ed attòniti del suo amore. Gesù ci ama, Gesù ci salva allora come oggi, noi ed i nostri figli; il rubicondo giullare nato da una squallida operazione di marketing lasciamolo, per questa volta, fuori dalla porta, al gelo, con le sue stupide renne.

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