Quali sono le cose che valgono veramente? Quali sono quelle che merita veramente di fare, di perseguire, quelle a cui tendere, alle quali impegnarsi? Le cose, i fatti, i pensieri, i ragionamenti, i comportamenti, gli esempi da privilegiare e, al contrario, quelli per cui non merita nemmeno spendere una parola, un pensiero, nemmeno un fugace giudizio fosse pure pieno di disprezzo. Gli anni passano e la mente rischia di perdersi nel mare di stimoli fasulli che ci sommerge. Possiamo resistere ed anzi maturare e trarre vantaggio dall'età solamente, prima riconoscendo, e poi aggrappandoci con tutte le nostre forze, a quello che veramente vale.

mercoledì 21 settembre 2011

Giuda

Tutti conoscono Giuda: Giuda è colui che tradì Gesù. Giuda è colui che consegnò Nostro Signore nelle mani dei suoi carnefici. Giuda è eponimo e simbolo del Tradimento, dell'Ingratitudine. Giuda, figlio del peccato, è la possibilità del Male fattasi Realtà del Male.
Giuda però è anche Colui che, "dando inizio" alla Passione ha permesso a Gesù di rivelarsi (con la Crocifissione e la successiva Resurrezione) come Figlio di Dio dando, così, la Speranza agli uomini.
Giuda è quindi uno strumento di Dio; odioso, vituperato strumento, ma essenziale nella vicenda umana (che si trasforma in divina) di Gesù.
Gesù stesso, in vari modi e in vari passi del Vangelo, evoca Giuda: essendo Dio Egli è onniscente e onnipotente e sa che ci sarà bisogno di Giuda per portare a compimento la sua missione.
La personalità poi di questo Apostolo traditore è di quelle che suscitano innumerevoli interrogativi.
Si legge (solo nei Vangeli sinottici, per la verità) che Giuda tradisce per denaro ma poi, distrutto dal rimorso, getta a terra i denari così turpemente guadagnati tanto  e corre ad impiccarsi, consapevole e lacerato dalla colpa di cui si è macchiato.
Allora non si tratta di un uomo completamente perduto; allora si tratta di un uomo che conosce il rimorso, si tratta di un uomo che comprendendo l'enormità di quello che ha fatto, riconosce dandosi la morte, prima degli scribi, dei farisei e dei sacerdoti, la divinità di Colui che ha tradito.
Giuda compare prepotentemente nel racconto evangelico nel momento in cui prende forma il suo tradimento: nella scena dell'Ultima Cena, ed è interessante vedere come gli Evangelisti raccontino in maniera diversa il succedersi dei fatti che lo riguardano.
Esaminiamo i fatti (la lettera del Vangelo).
Mentre i tre vangeli sinottici (Matteo, Luca e Marco) narrano della decisione di Giuda di tradire Gesù "prima" dell'Ultima Cena ("...la festa degli Azzimi.. si avvicinava.... Satana entrò in Giuda, chiamato Iscariota...che andò a conferire con i sacerdoti... sul modo di consegnarlo nelle loro mani" LUCA, 22) e, successivamente (durante la Cena), della rivelazione di Gesù che sarà proprio lui, Giuda, a tradirlo ("..ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola" LUCA, 22, 21), il Vangelo di Giovanni racconta i fatti in maniera completamente diversa.
In Giovanni non vi è traccia alcuna di un'ispirazione diabolica su Giuda avvenuta prima della Cena, né del fatto che questi avesse patteggiato il prezzo del suo tradimento.
Giovanni (che dei quattro evangelisti, almeno in questo contesto, è il più affidabile essendo egli non solo presente all'Ultima Cena, ma addirittura Colui che sedeva accanto a Gesù e che, sul tema del preannunciato tradimento, potè interrogare direttamente il Cristo), racconta che Gesù, ad un certo momento durante la Cena "fu turbato nello spirito e... dichiarò così: - In verità vi dico che uno di voi mi tradirà" e, spinto da Pietro a chiedergli che questi fosse"... ".. Gesù rispose: è quello al quale darò il boccone dopo che l'avrò intinto. E intinto il boccone lo diede a Giuda... e.. il Diavolo entrò in lui."
Mentre i sinottici raccontano di un Giuda che, corrotto dal diavolo, decide di tradire Gesù, Giovanni ci dice che fu Gesù, indicando in Giuda il suo immanente traditore, a permettere che il diavolo entrasse in lui.
Secondo la narrazione che Giovanni dà dell'episodio, la divinità di Gesù è conclamata in modo evidente (è Lui che - in quanto Dio - permette al Diavolo di tentare Giuda) e, in una certa misura, la colpa di Giuda è diminuita grandemente (infatti viene "scelto" come traditore da Gesù stesso, e questo affinché si adempiano le Scritture).
Insomma, Giuda, esecrato ed esecrabile davanti al mondo e alla storia non poteva sottrarsi al suo destino di tradimento, e senza Giuda, senza un Giuda, la gloria di Cristo non avrebbe potuto essere rivelata.


sabato 10 settembre 2011

Un posto e un nome

L'uomo esiste solo per qualche decennio; un brevissimo periodo di tempo dopo il quale, come prima del quale, non lascierà traccia persistente del suo passaggio nel mondo. Nel giro di due o tre generazioni, per la stragrande maggioranza degli esseri umani verrà perso ogni ricordo; nel giro di due secoli non ci sarà nemmeno una tomba che li ricordi e, solo in casi rari e straordinari alcuni di essi potranno sperare di essere ricordati (ma solo per le loro opere) anche se di essi, come per tutti gli altri, si perderà la conoscenza di chi erano in vita.
Inoltre, per tutta la sua esistenza, le stagioni dell'uomo saranno contrassegnate dalla consapevolezza di non poter far altro che percorrere un sentiero già noto, di non poter che eseguire, una dopo l'altra e con pochissimi cambi di programma, tutte le tappe che segnano il progredire del suo cammino e l'avvicinarsi della fine: l'apprendimento, il gioco, lo studio, il lavoro, l'innamoramento, la procreazione, la vecchiaia, le malattie, la morte.
Con il passar dei millenni e a prescindere dalla latitudine, dalla cultura, dall'etnìa, dalla classe sociale, dalle ideologie, dalla religione e dall'epoca storica, e nonostante il cosidetto Progresso (che non è altro che un procedimento storico-sociale che, perfezionando l'esistente, modifica solo la marginalità e l'utilitarismo del vivere lasciando immutata la Natura Umana), questa condizione non è mai cambiata.
Poste queste premesse, se c'è un motivo che impedisce agli uomini di suicidarsi non appena abbiano raggiunto l'età della ragione, questo non può essere altro che l'assoluta consapevolezza (più che la speranza o la certezza) che la loro essenza NON FINIRA' con il termine della loro esistenza, o meglio con quella catastrofe fisica che chiamiamo (impropriamente) morte.
L'Uomo, conscio della sua essenza extra-naturale, deve quindi essere consapevole che l'unico motivo che giustifichi la sua esistenza è accettare la prova alla quale è chiamato a partecipare e a superarla.
E qui non si tratta di condizioni diverse da uomo a uomo. Che uno nasca ricco e passi la sua vita tra gli agi, che uno nasca povero e debba superare mille ristrettezze o che uno, magari per una scelta estrema o per una casualità esterna, passi tutti i suoi giorni letteralmente FUORI dal mondo come ad esempio un trovatello che adottato da religiosi trascorra la sua vita senza mai uscire dal convento, o un malato che passi la sua vita da infermo in un letto di ospedale ebbene, in tutti i casi, un uomo, con la possibilità di pensare, PUO' giungere alle stesse conclusioni: che esiste per volontà di un Essere Supremo, che possiede una coscienza, che la sua vita non finirà con la fine della sua esistenza.
Questo fatto (l'indifferenza della conoscenza di Dio dalle condizioni fisiche, sociali, culturali, religiose, storiche e ambientali), lungi dall'essere una semplice constatazione E' UNA PROVA dell'esistenza di Dio; un DIO che ci ha creati, che ci ama e che desidera che lo riconosciamo per darci il dono più grande che potessimo mai sperare di ricevere: l'immortalità. 
Promette il Signore: "Io darò loro un posto e un nome" e non c'è promessa più importante per un uomo. Tutto quello che vogliamo infatti è avere una identità: non possiamo tollerare l'oblio che è la vera morte, la vera fine. Ben al di là della disperazione per una vita senza senso che culmina con una morte definitiva e la nostra scomparsa perfino dai ricordi degli altri umani c'è Dio che ci promette una vita eterna dove saremo identificati personalmente, affinché Egli ci possa amare collettivamente (come genere umano) ma anche uno per uno (come persone).
Non c'è altra salvezza che DIO: avviciniamoci a Lui con gratitudine, con speranza e con amore e LUI non ci abbandonerà MAI.