La Speranza |
Ma non si può far finta di niente; e ognuno di noi, a prescindere dalle proprie opinioni (anche religiose) lo indovina, lo avverte; a volte lo teme ma sempre lo sa.
Purtroppo, lo sa. Sa che siamo in questo mondo (che non ci appartiene, che è per noi - a prescindere dalle èbeti critiche che l'affermazione può provocare - nient'altro che un territorio alieno, ostile, dove impera sovrano il Demonio) solo per una ragione, per uno scopo: utilizzare il breve periodo della nostra esistenza per conoscere noi stessi e il nostro Dio, e renderGli testimonianza. Convertirsi quindi, finché siamo in tempo, espiando così una Colpa collettiva, misteriosa e indicibile che ci contraddistingue e ci condanna in questa che è, veramente, miseramente, nient'altro e niente più che una "valle di lacrime".
La Morte, la fine della nostra Esistenza (ma non della nostra Essenza; la nostra Anima è immortale) ci attende, silente e sempre più vicina; di Essa sappiamo che è imprevedibile nei modi e nei tempi ma certa e ineluttabile.
Dovremo morire quindi, ma come ci presenteremo al terribile appuntamento? Saremo pronti quando arriverà il momento?Innanzitutto dovremo abbandonare i nostri cari e poi dovremo dare un addio alle mille cose che pazientemente, a volte ossessivamente, abbiamo accumulato. Le nostre "proprietà" come frettolosamente le definivamo, i nostri oggetti, quelli dei quali eravamo sempre stati così gelosi; le nostre raccolte di nullità (ora lo possiamo dire); i nostri tesori che tante cure a sacrifici ci hanno richiesto e che, dopo di noi, semplicemente non esisteranno più: siamo pronti a lasciare tutto questo? Ecco uno dei punti chiave, un punto sul quale non ci soffermiamo mai: con la nostra morte TUTTO finisce; con essa finiscono i mondi, le persone, i popoli, e ciò che è, ciò che è stato e ciò che sarà, perché sappiamo che più niente si potrà verificare, nulla più potrà accadere senza di noi, poiché siamo stati noi, (nell'esperienza personale e universale della nostra esistenza; personale, perché solo nostra, e universale, perché sempre ripetuta per ognuno con le stesse modalità) ad aver prodotto tutti gli eventi, ad aver creato la natura, le persone, i fatti e, in definitiva, la storia stessa che da un fatto oggettivamente immutabile, cronologico e globale si trasforma in una raccolta di sensazioni vissute soggettivamente in una esperienza effimera quale potrebbe essere stata la nostra vita. Del mondo conosciamo quello che sperimentiamo o che impariamo; comunque tutto ciò che di esso sappiamo lo abbiamo acquisito con i nostri sensi; i nostri sensi mortali. Finiti noi, finito il mondo intero. In questo mondo, dopo di noi, non ci sarà più niente e nessuno. Di più: non ci sarà mai stato niente e nessuno dato che un prima e un dopo non possono riferirsi a qualcosa che non c'è. Del resto un Poeta ha detto che "la vita è un sogno".
Ma poiché sappiamo che dopo questa che chiamiamo vita (ma potremmo anche chiamarla "malattia terminale" poiché si tratta di una vita a termine, provvisoria) ci attende un'altra conoscenza, un'altra esperienza, un'altra (questa volta vera e piena) Vita che ci appartiene e che oscuramente avvertiamo, ecco che ad essa, poiché non finirà mai, dobbiamo rivolgere le nostre attenzioni, qui e adesso. Dobbiamo quindi trovare, poiché l'abbiamo dimenticata, semplicemente la strada di casa; tutta la nostra breve esistenza non può avere altro scopo, altro obiettivo, altro traguardo che questo: cercare il modo di tornare a casa, alla nostra casa, quella dalla quale ci siamo allontanati ma in cui il nostro Signore anela di riaccoglierci (purché lo vogliamo).
Abbiamo la mappa del percorso che dobbiamo intraprendere, e possediamo tutte le chiavi che ci occorrono per aprire le porte chiuse che troveremo ad ostacolarci nella nostra impresa. Non dobbiamo cedere; non dobbiamo interrompere il nostro viaggio ed abbandonarci a questo mondo che tenderà, perché per definizione a noi ostile, a distruggerci. Ma sappiamo come comportarci, sappiamo vedere, sappiamo leggere dentro noi stessi e se questo non basta a fortificarci, Gesù vivente in noi, i Vangeli, le Scritture, e la Storia stessa dell'Umanità ci rassicurano sul nostro destino che non è di disperazione e di oblìo ma di Vita vera, piena e completa nell'Eternità che ci è destinata e che (né per pigrizia, né per fallaci ragionamenti, né per paura, né per superbia né per semplice, umana, stupidità) non possiamo, non dobbiamo, permetterci di rifiutare.
Abbiamo la mappa del percorso che dobbiamo intraprendere, e possediamo tutte le chiavi che ci occorrono per aprire le porte chiuse che troveremo ad ostacolarci nella nostra impresa. Non dobbiamo cedere; non dobbiamo interrompere il nostro viaggio ed abbandonarci a questo mondo che tenderà, perché per definizione a noi ostile, a distruggerci. Ma sappiamo come comportarci, sappiamo vedere, sappiamo leggere dentro noi stessi e se questo non basta a fortificarci, Gesù vivente in noi, i Vangeli, le Scritture, e la Storia stessa dell'Umanità ci rassicurano sul nostro destino che non è di disperazione e di oblìo ma di Vita vera, piena e completa nell'Eternità che ci è destinata e che (né per pigrizia, né per fallaci ragionamenti, né per paura, né per superbia né per semplice, umana, stupidità) non possiamo, non dobbiamo, permetterci di rifiutare.